La gestione di pazienti ad alto rischio cardiovascolare rappresenta ad oggi un modello di lavoro integrato tra specialisti, dove la scambio di informazioni ed il coordinamento delle varie figure coinvolte è fondamentale per ottimizzare i risultati terapeutici ed utilizzare in modo razionale e sostenibile le risorse disponibili.
La prevenzione cardiovascolare, priorità indicata dalle linee guida ESC/EAS del 2019, e la gestione della terapia in pazienti con plurime problematiche, sottoposti a procedure sempre più complesse, è essenziale per stilare rapidamente un percorso diagnostico, per instaurare precocemente le terapie farmacologiche e interventistiche ottimali e per gestire il follow-up.
Le linee guida ESC 2020 per la gestione del paziente con Fibrillazione Atriale stigmatizzano l’importanza dell’aderenza alla terapie ed a corretti stili di vita, nonché alla persistenza e la rivalutazione della terapia anticoagulante aggiornandola all’evoluzione delle comorbidità e all’invecchiamento. Numerosi studi clinici controllati con obiettivi quali mortalità e morbilità per cause cardiovascolari (CV) e mortalità per tutte le cause hanno documentato il beneficio della terapia ipolipemizzante. Da questi studi risulta evidente l’importanza di un corretto trattamento farmacologico delle dislipidemie e, negli ultimi anni, si è assistito ad un continuo progredire delle conoscenze sul corretto impiego clinico dei farmaci.
La riduzione dei livelli di colesterolo trasportato dalle lipoproteine a bassa densità (LDL-C) con i farmaci ipolipemizzanti è il principale approccio farmacologico per stabilizzare il processo aterosclerotico. L’elevato numero di pazienti in Europa con ipercolesterolemia che non raggiungono il livello ottimale di colesterolo LDL perché, per esempio, sperimentano reazioni avverse ai farmaci a base distatine e sono così costretti ad assumerne solamente alla massima dose tollerata o addirittura a non prenderne affatto, incrementa la necessità di ulteriori opzioni di trattamento.
Il rate di discontinuazione della terapia ipolipemizzante è un fattore cruciale nella prevenzione del rischio cardiovascolare: uno studio su pazienti trattati con statine ha mostrato che le ragioni più comuni riferite dai pazienti per la sospensione della terapia con statine sono: insorgenza di effetti avversi (42,2%), convinzione della non necessità del trattamento (14,0%), preoccupazione di sviluppare effetti avversi (12,7%), indicazione del medico (8,5%). La persistenza, quindi, rimane un obiettivo terapeutico in un accordo stretto tra specialista e paziente
L’acido bempedoico è un profarmaco che richiede l’attivazione da parte della acil- CoA sintetasi-1, enzima assente nel tessuto muscolare, e che quindi non presenta il rischio potenziale di reazioni avverse a carico dei muscoli associato invece alla terapia con statine. Gli studi di fase II e di fase III sono stati condotti su quasi 4.800 pazienti; circa 3.100 sono stati trattati con acido bempedoico e hanno ottenuto una riduzione di C-LDL fino al 30% se utilizzato in monoterapia e fino al 48% se in associazione con ezetimibe.
I risultati dimostrano che l’acido bempedoico è ben tollerato e ne confermano l’efficacia su un lungo periodo di tempo. La frequenza di eventi avversi osservati durante il trattamento, di eventi avversi a carico dei muscoli e di interruzioni della terapia, è risultata sovrapponibile nel gruppo trattato con acido bempedoico e in quello trattato con placebo.
La prevalenza della fibrillazione atriale (FA) partendo dall’età di 50 anni raddoppia per ogni decade di vita successiva: dallo 0.5% nella decade compresa tra 50 e 59 anni, si passa al 5-7% nella decade compresa tra 70 e 79 anni, per passare infine all’8-10% nella fascia di età >80 anni2.
I dati di outcome deglistudi registrativi dei DOAC (Direct Oral AntiCoagulant) dimostrano come rispetto agli antagonisti della vitamina K questa nuova abbiano un beneficio clinico netto superiore, mantenendo però alcune differenze nella classe per quanto riguarda la popolazione con età avanzata. Negli ultimi annisempre maggiori evidenze e dati real world stanno affacciandosi e confermano la buona gestione clinica dei pazienti anziani con i DOAC. I dati di aderenza e persistenza dei DOAC sottolineano l’importanza della rivalutazione clinica come un atto non amministrativo ma dal profondo significato prognostico.